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Noi musicisti … noi?

In realtà non volevo scrivere niente a riguardo e mi sono tenuto alla larga dalle polemiche social, ma a forza di vedere post su “e la musica, e noi musicisti, e siano poco considerati, e blah blah …” mi scappa da scrivere qualcosa.


tour-ilfolle
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Il mio libretto ENPALS è del 1975, la partita IVA del 1982. Sono sempre stato un po' per conto mio in perfetto stile genovese, e anche se per due anni è mezzo ho vissuto e lavorato a Londra, non mi sono trasferito a Milano non ho mai "bazzicato l’ambiente" e avendo investito tutto su me stesso, grazie al passaparola ho sempre lavorato. Mi considero molto fortunato perché forse sono riuscito guadagnarmi due grammi di rispetto professionale, perché mi è rimasta la passione e sopratutto perché credo di essere riuscito a coltivare - tra i musicisti - dei veri amici.

In tutti questi anni di soddisfazioni esaltanti e delusioni cocenti ho capito poche cose, ma quelle poche sono abbastanza chiare:

noi musicisti in generale non siamo una bella razza e forse non è nemmeno tutta colpa nostra. I posti a sedere al tavolo degli invitati sono contati, noi siamo in tanti e quindi se ti vuoi sedere devi far alzare qualcuno. In generale tutto questo comporta gelosie, invidie, ipocrisia, offerte al ribasso, e molti sarebbero disposti a passeggiare su un parente per poter arrivare a quel tavolo.

Non siamo come
i tre moschettieri, non lo siamo mai stati - sarà colpa dell'ego - ed è probabilmente per questo motivo che non è mai nato un sindacato vero, qualcuno che aiuti quelli che per mille motivi ad un certo punto non ce la fanno, o che dopo un tour o un progetto qualsiasi rimangono a casa per mesi.

Qualcuno che ci difenda dai dilettanti che nonostante il loro posto fisso con ferie pagate vanno a suonare
per hobby mettendola nel secchio a chi fa il musicista per vivere. Qualcuno che dica al committente “belin, non puoi offrire €70 euro lordi agli orchestrali che devono fare 10 ore di prove al giorno per 30 giorni, e che poi si esibiscono in un programma dove gira un mare di grana”. Qualcuno che prenda per un orecchio quelli che sono sempre andati a lavorare per una miseria, facendo un danno ai colleghi che per dignità avevano rifiutato quel lavoro perché sottopagato.

No, niente di tutto questo … ogni musicista fa il
battitore libero, quando lavora pensa per sé, si fa i selfie con l’artista e magari si abbona pure a Spotify che ad ogni streaming calpesta i diritti di tutti noi.

È per questo che faccio fatica a condividere
l'improvvisa indignazione generale riguardo la sottovalutazione da parte del governo verso noi musicisti, visto che nessun governo di questa repubblica dal '46 a oggi se ne è mai occupato. Nessuno ha mai lontanamente pensato di supportare in qualche modo un musicista indipendente magari con partita iva e momentaneamente in difficoltà. O che volesse - per esempio - fare investimenti per stare al passo coi tempi e per migliorare se stesso. Nessuno.

So che se lavoro guadagno, che devo pagare iva e tasse (anticipi inclusi) per un futuro di cui non so nulla, e se non lavoro sono affari miei. Anzi no, se non lavoro devo
"dimostrare che non lavoro" perché altrimenti lo stato non mi crede.

Quindi direi di approfittare del periodo covid per fare un bell’esame di coscienza collegiale; se vogliamo davvero cambiare le cose mettiamoci d’accordo su come il lavoro del musicista dev’essere gestito, retribuito, considerato, e poi eventualmente lamentiamoci
tutti insieme col governante di turno per il fatto di essere costantemente ignorati quando si tratta di avere, molto meno quando ci chiedono di dare.

Dobbiamo farlo per la nostra dignità e il nostro futuro … il brus
ío di contorno mi interessa poco.

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